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L'espressione "white collar crimes", coniata dal criminologo americano Sutherland, si riferisce ai delitti perpetrati dalla "persona rispettabile, appartenente alla classe superiore, che commette un reato nel corso dell'attività professionale, violando la fiducia formalmente o implicitamente attribuitagli". Ad oggi, la criminologia si rimanda ad essa per spiegare in chiave soggettivistica le più svariate forme di criminalità economica, che negli anni hanno assunto contorni incerti e ondivaghi. Si tratta, infatti, di un insieme di condotte illecite difficilmente inquadrabili, diramate su scala planetaria, attraverso prassi speculative sistemiche e manovre di massimazione dei profitti basate su processi di infiltrazione in attività imprenditoriali lecite. La criminalità di tipo economico si fonda su fatti delittuosi facilmente mimetizzabili e misconosciuti, che si celano sotto l'apparenza di transazioni o affari legali, o si perdono nella rete dei traffici aterritoriali e anonimi del cyber spazio.